Feste del ciclo dell'anno
La Pasqua: Giovedi' e Venerdi' Santo.
La sera del giovedi' Santo il popolo accompagnava in processione il
Cristo sulla croce, seguito dalla statua della Madonna: per tutta la sera
e per quasi tutta la notte la gente che formava i cori, si recava per le
cinque chiese dei paese, visitando i Sepolcri e intonando i canti: cio'
sta a imitazione, ci dice il signor P., dell'affanno della Madonna che
ha "perso la suo figghie e lu va truvanne": anche i cori seguono
la stessa strada che Gesu' ha fatto, come la Madonna con San Giovanni.
La mattina del venerdi', presto, prestissimo, "i cristiane senza
lavate a facce", la croce e la statua della Madonna venivano riportate
nella Chiesa Madre, dove si teneva la messa, che metteva fino all'esecuzione
dei canti e alla visita ai sepolcri.
Sabato mattina, dopo la messa, suonavano le campane "pe fa sente
a tutte u paise come nu risveglie": la gente si inginocchiava per le
strade chiedendo grazie e quindi ritornava alle proprie case. Nei giorni
di giovedi' e venerdi', la casa non poteva essere scopata, "picchi'
a pruvele iira 'nfaccia a Gesu' Criste".
Il divieto dei canti risale a una quarantina di anni fa, come gia'
detto. In seguito al divieto é l'usanza di rallentare la processione, "ché
il prete ca sta processione cante chiu' preste se po sbriga' "; invece
la tradizione era che "quante chiu' tarde si putia ritira' a Maronne
e Gesu' Criste, pecchi' quira nuttate pu popele ierra feste, proprie festa!".
Ogni anno ci sono le persone che eseguono i canti, sempre pero' in
numero minore di prima; dal coro da noi registrato (quello degli uomini)
molto attiva é la presenza di una donna, soprannominata .......
Il Santo Sepolcro ("u sante Sambucche") era preparato da chi
custodiva ciascuna chiesa: era formato da un arco di fasci di alloro; ad
esso le donne portavano piatti di grano, ben guarniti ed abbelliti: verso
novembre esse riempivano infatti un piatto di grano, con un po' d'acqua,
e lo ponevano in una cassa; questa veniva aperta solo al momento di portare
al Sepolcro il piatto di grano, che intanto era cresciuto.
La croce con il Cristo era posta tra l'alloro e i piatti di grano,
per terra.
S.Antonio d'Aprile. Una quindicina di giorni dopo Pasqua senza
un giorno fisso, si festeggia S. Antonio d'Aprile: si racconta infatti
che in un anno povero di piogge i contadini, che vedevano perduto il raccolto
di grano, portarono appunto in questo mese la statua di S. Antonio in processione
per i campi, ricevendo cosi' dal Santo la grazia.
Per quanto riguarda la processione, la statua del santo e gli altri
simboli vengono messi dal banditore all'asta: arrivati ad un certo punto
del tragitto, l'affitto viene chiuso e chi ha offerto di piu' ha il diritto
di portare o la statua del santo o gli altri simboli.
A S. Antonio c'era anche chi offriva un vitello: il padrone, cioé il
contadino, prendendolo dalle orecchie costringeva l'animale, che aveva
al collo un nastro azzurro, a salire per la scalinata che porta alla chiesa
di S. Antonio; e quindi lo portava dentro alla chiesa, ai piedi della statua
del santo: qui c'era chi apprezzava il valore del vitello, e il contadino
, riportandoselo, doveva lasciare il denaro equivalente.
Nella processione si portava anche il "palio" un palo di legno di circa
quattro metri veniva dato in affitto; chi vinceva l'asta, aveva il diritto
di portarlo nella processione, e durante il tragitto la persona mostrava
la sua bravura facendo giostrare il palo, tenendolo in equilibrio sulla
spalla, sulla bocca, sulla testa, sulla mano.
S. Antonio di Padova. Il 13 giugno si svolge la festa dedicata
a S. Antonio di Padova, che é il protettore del paese: la festa segue le
stesse modalita' di quella in aprile.
In entrambe le feste si eseguono canti rivolti al santo: noi ne abbiamo
raccolto uno:
S. Antonii gloriuse S. Antonio glorioso
Mbrazze lu tene lu sua bambine in braccio tiene il duo bambino
E lu tene chi tanta gloria, e lo tiene con tanta gloria,
Faci grazia chi S. Anto'. facci grazia S. Antonio.
E chi grazia e chi favore E che grazia e che favore
S'e' fatte lu S. Anto'. ci ha fatto S. Antonio.
Ore bisogna reprigare Ora bisogna pregare di nuovo
Cai quiste e' grazia siculare. che questa é grazia secolare.
E tu S. Antonie ti vane preganne, E tu S. Antonio, ti vanno pregando,
Quanti su belle sti grazie chi fai, quanto sono belle queste grazie
che fai,
Ca ni rispense trirece a matine, che ne dispensi tredici al giorno,
E faisille quanne sonere avemmaria. e faccele quando suona l'Ave
Maria.
S.Antonio Abate. Il 17 gennaio si festeggia S.Antonio Abate;
"U sirece iennare" si formava una catasta di legna, dove si buttavano
anche gli alberi di Natale che la gente aveva conservato per l'occasione;
la si faceva benedire e si appiccava il fuoco.
La gente, riparandosi alla meglio, si gettava nel falo' quando ancora
il fuoco era alto per raccogliere i carboni accesi, ritenuti benedetti:
oltre che a portare la benedizione in casa, i carboni, conservati, venivano
posti nelle strade durante i temporali, per allontanare la violenza.
Il 17 gennaio la mattina presto, si raccoglieva un gran numero di persone,
con i loro asini, cavalli, muli ornati a festa con molti fiocchi di vario
colore ed abbellimenti di vario genere.
La corsa delle bestie, cavalcate dai padroni, partiva dalla chiesa
Madre e giungeva nella parte bassa di Rotondella per vie strette e pericolose;
nei punti piu' larghi delle strade c'era chi offriva ai cavalieri da bere;
e questi, con tutte le bestie, entravano in botteghe, cantine e case a
ricevere le offerte: anche sugli animali veniva versato il liquore o il
vino.
I cavalieri tornavano poi alla Chiesa Madre e ripetevano il tragitto
altre due volte: alla corsa non c'erano vincitori ..................
Uccisione del maiale. Una vera festa va considerata secondo
noi, l'uccisione del maiale, che avviene per lo piu' tra Natale e Capodanno:
é un avvenimento che riunisce da secoli davanti al focolare ed alla tavola
parenti ed amici, contro il freddo e la poverta'.
Il Carnevale. Dopo la festa di S. Antonio Abate incomincia il
Carnevale: negli ultimi giorni si formavano comitive di amici che si travestivano
e che andavano in giro cantando: portavano con loro una bara con dentro
un fantoccio raffigurante Carnevale; nella stessa bara mettevano i doni
che raccoglievano casa per casa.
Alla fine della serata la bara si portava al cimitero, fingendo la
sepoltura.
Il giorno dopo Carnevale, proprio a dimostrazione del detto "oj
maccarune e crai fogghie", venivano appesi davanti alle case, nelle
strade due fantocci: il primo "cannalevare" vestito di cenci; il
secondo, "Curemme" raffigurante una donna, ben vestita e con accanto
oggetti di lavoro femminile ("u fuse, a macinule, a chenucchie").